Ruben Modigliani e Luca Visconti
Caporedattore di AD Italia, Milano e Professore presso la business school ESCP Europe, Parigi
11. novembre 2016
Milano
Nato e cresciuto a Firenze, Ruben Modigliani ha avuto la fortuna di essere sempre circondato da bellezze artistiche e architettoniche. Quando 28 anni fa, fresco di diploma in graphic design, si trasferì a Milano attratto dal mondo dell'editoria, iniziò ad apprezzare il fascino decisamente moderno della città, mentre iniziava a lavorare per riviste di moda e design. Un percorso che oggi lo ha portato nella redazione di AD Italia, dove si occupa di design e di interni. Nella capitale italiana del design Modigliani ha incontrato Luca Visconti, milanese, professore di marketing, appassionato collezionista di mobili Art Déco e dallo sguardo curatoriale, attento ai dettagli. Insieme hanno messo all’opera il loro gusto lavorando sulle loro case ma anche su quelle di amici. Sposati a Parigi, dove Visconti lavora, hanno acquistato a Milano un grande appartamento in un quartiere in pieno rinnovamento urbano. E malgrado questa sia al momento la loro casa ideale (anche se da reinventare periodicamente), per dare spazio alla loro voglia di creare spazi visivamente speciali hanno appena lanciato un’attività di interior design.
“La bellezza di Milano non è evidente, bisogna scoprirla curiosando.”
Ruben, sei originario di Firenze ma vivi da molto tempo a Milano. In che modo queste due città si differenziano?
Tutti vedono Firenze come la culla del Rinascimento e la sua bellezza emana dalle grandi opere del passato, che assorbi anche solo camminando per le sue strade e piazze. È una città tradizionale, con un fiume che la divide in sezioni chiaramente distinte, e dove la natura è sempre vicina. Quando sono arrivato a Milano ho trovato una città i cui abitanti descrivevano come un luogo grigio e triste. Eppure io la trovavo a modo suo esotica. Il fascino di Milano è profondamente radicato nel 20esimo secolo. La sua bellezza non è evidente, la devi scoprire curiosando. Bisogna fare uno sforzo. Ci sono l'architettura di Gio Ponti, gli edifici e i palazzi ben conservati degli anni ’20 e ’30 con i loro meravigliosi ingressi, portinerie e cortili con giardino.
Cosa vi attratto della vostra attuale casa milanese?
Luca: Il marmo verde dell’ingresso della casa, che forma un’entrata asimmetrica dell’edificio. Una struttura singolare: c’è un’unica scala che porta ai piani superiori, mentre in genere nei palazzi di questo periodo ce ne sono due o quattro. La forma stessa della scala è inconsueta, con il suo taglio a diamante. L’ingresso ha inoltre una bella decorazione a stucco, e poi trovo interessante il fatto di avere un motivo decorativo – fatto di cerchi a rilievo – che si trova un po’ ovunque: sulla facciata, nelle porte degli appartamenti, sotto i balconi.
Ruben: Il nostro edificio, puro anni ’30, è un perfetto esempio dell’architettura milanese di cui parlavo. A prima vista, la facciata è massiccia, impenetrabile come una fortezza, ma se cominci a osservare i dettagli le forme iniziano ad ammorbidirsi. Siamo stati attratti dal quartiere, NoLo (che sta per “a nord di Loreto”), una zona sempre più apprezzata posta fra la stazione centrale di Milano e il famoso Piazzale Loreto. Mi piace l'atmosfera moderna che si respira in questo quartiere. Si sente molta più energia e più dinamismo di Firenze.
Ruben, qual è stata la tua prima esperienza nell'editoria quando sei arrivato a Milano?
Erano gli anni ’80. Avevo 21 anni e mi ero appena diplomato. Ho trovato un posto come grafico in un mensile che si chiamava 100COSE, edito da Mondadori. Una rivista di stile e moda per un pubblico di adolescenti e ventenni. La sede Mondadori è un progetto di un grande architetto, Oscar Niemeyer. Quello spazio mi colpì in modo indelebile: un open-office dove la separazione fra gli spazi di lavoro erano dei divisori che arrivavano alle spalle, tutti realizzati con scaffali USM Haller in marrone scuro: ho scoperto più tardi che si trattava di un colore speciale, realizzato apposta su progetto di Niemeyer.
Le tue giornate di lavoro le passi cercando interni fuori dal comune da pubblicare sulla tua rivista. Quali sono gli elementi che cerchi in un progetto?
Non ci sono regole quando esamino gli appartamenti o le ville interessanti per la pubblicazione. Sicuramente cerco un’idea forte da cui poi si sviluppi un progetto: sa raccontare la storia delle persone che ci vivono? Per attirare la nostra attenzione non basta creare una casa super-minimalista o una super decorata e piena di oggetti di design.
“La cosa importante è avere la flessibilità di poter cambiare lo spazio per non annoiarsi mai. Col tempo i gusti possono cambiare.”
Luca, hai scelto di arredare la casa non solo con mobili di design ma anche con qualche notevole pezzo d’arte. Come le due sculture nel tuo studio. Ce le puoi raccontare?
Si tratta di un lavoro di Daniel Silver, un artista basato a Londra. Sono due alberi caduti che lui ha recuperato per dare una versione contemporanea di un tema classico, un ritratto di madre col figlio. Nel suo lavoro Silver spesso fa riferimento a come l’arte del 20esimo secolo (Picasso e e altri) si è ispirata all’Africa. Ma mentre questi artisti hanno imitato l’arte africana, Silver ha fatto di più: è andato fisicamente nel continente per lavorare con artisti del posto.
Come descrivereste lo stile del vostro appartamento?
Luca: I mobili in legno sono miei, del periodo in cui acquistavo mobili déco. A quell’epoca vivevo in un appartamento di 40 mq, così i pezzi che cercavo dovevano essere di dimensioni ridotte: cosa non facile, perché il déco è famoso per le sue proporzioni ampie, importanti. Adesso invece non ho più molta voglia di circondarmi di oggetti che appartengono al passato. Preferisco guardare avanti. Il nucleo di questo appartamento è sempre déco ma adesso lo abbiamo riempito di cose provenienti da altri luoghi ed epoche, di oggetti minimalisti. L’idea era anche quella di creare qualche contraddizione: come prendere una piccola credenza pop, di Established & Sons, e appenderla a una parete come se fosse una libreria. Un altro pezzo che amiamo molto è una sedia in vetro, una scultura, la “Prism Chair” di Tokujin Yoshioka, prodotta da Glas Italia. Volevamo anche che il nostro progetto di interni raccontasse la storia dell’edificio: abbiamo tolto strati di carta da parati dalle pareti lascando nudo l’intonaco, senza imbiancarlo; abbiamo mantenuto il parquet originale ma gli abbiamo tirato via ogni traccia di vernice in modo da lasciarlo opaco, più moderno. Abbiamo dipinto le pareti del corridoio in tonalità forti, rosso e giallo. Ma questo è un dettaglio che cambieremo presto.
Ruben: È molto eclettico. È vero, siamo "design victim" e abbiamo molti articoli di arredamento di design, ma li abbiamo combinati con altri oggetti più personali, opere d’arte, vasi d’epoca e molto altro. Molti degli oggetti sono di Luca, o regali che mi ha fatto. Nel salotto abbiamo una chaise-longue di Le Corbusier, una lampada di Gio Ponti, una sedia in vetro di Nendo – un prototipo che è stato esposto l'anno scorso alla Permanente di Milano. Come dice Luca, la cosa importante per noi è avere la flessibilità di cambiare i nostri spazi. Così non ci vengono a noia. I gusti evolvono, e lui in particolare è quello che vorrebbe sempre rinnovare l’arredamento di casa. Per questo in sala da pranzo tutte le sedie sono diverse: è più semplice rimpiazzarne una quando te ne sei stancato che non prenderne 6 o 8 nuove. Quelle di adesso vanno dalla classica Panton, di Vitra, a un capolavoro minimale come quella della serie AG Fronzoni, prodotta da Cappellini.
Parlaci delle carte da parati che avete creato.
Per il nostro appartamento a Parigi abbiamo avuto l’idea di creare una carta da parati su misura. Abbiamo scelto una grande immagine naturalistica, un paesaggio, che abbiamo stilizzato in bianco e blu, a grandi punti, con sfumature di colore. Un disegno che ha avuto un enorme successo. A Milano abbiamo optato per un design moderno e geometrico (monocromatico o a colori), e lo abbiamo usato in sala da pranzo e in camera da letto. Il vantaggio della carta da parati di nuova generazione, con base vinilica, è che si può rimuovere e applicare molto più facilmente di quella tradizionale, lasciando la libertà di poter cambiare quando se ne ha voglia. Così, abbiamo iniziato a sviluppare una selezione di motivi, che facciamo stampare qui a Milano. È un hobby che si sta trasformano in un'avventura creativa che stiamo per promuovere commercialmente.
Grazie a Ruben e Luca per averci accolto nella loro abitazione di Milano. Per sapere di più sul loro nuovo studio di design e le loro carte da parati, visita il sito Web.
Questo portrait è stato prodotto dal magazine internazionale Freunde von Freunden. Scopri più elementi di arredo USM per la tua casa e il posto di lavoro qui.